Officina del sorriso in India

Goa:

  

E’ una notte travagliata quella trascorsa sull’autobus che da Bombay ci porta a Goa.

Giacomo ha freddo per via dell’aria condizionata, Sonia ha caldo per via dello spiffero bollente che esce proprio a lato della sua cuccetta ed Erica ha caldo e freddo allo stesso tempo.

Il risultato è che dopo 12 ore di viaggio arriviamo stravolti a Mapusa, meta finale del nostro viaggio. Per fortuna El Shaddai manda un furgoncino con autista in soccorso ai poveri viandanti sommersi dal materiale. Questo fa risparmiare le energie necessarie per la contrattazione di un taxi. Giungiamo alla House of Kathleen dove utilizzeremo una delle stanze disponibili per qualche giorno come deposito. E’ l’occasione per incontrare i bambini più piccoli che guardano con curiosi ogni nostro movimento.

Alcuni ci riconoscono dall’anno scorso ma i più sono dei nuovi arrivati che ci vedono per la prima volta. Tutti però ci sorridono e questo è il più bel segno di benvenuto che potessimo sperare. Arrivati a Vagator prendiamo in un hotel un paio di stanze solo per qualche giorno per darci così il tempo di trovare con calma una sistemazione confortevole per il mese e mezzo che abbiamo davanti. Tra una casa e l’altra facciamo visita alla Shekinah House, il centro che raccoglie i maschietti dai sette ai dodici anni. Francis, l’educatore responsabile della casa, cordialissimo ci invita ad entrare.

Il tempo di fare due chiacchiere ed ecco che arrivano i ragazzi di ritorno dalla scuola. Una cinquantina, tutti con degli occhi che ti penetrano dentro. Qualcuno, memore dell’esperienza di due anni fa, inizia a camminare come un robot, altri chiedono di far parte del gruppo di quest’anno. Ci sediamo per terra e facciamo merenda con loro. Sono disposti su cinque file e ognuno di loro ha il suo posto sul pavimento. Ogni gruppo ha un colore e un leader che diventa il punto di riferimento per i compagni in caso di litigi e discussioni. Se non riesce a gestire una determinata situazione, il leader si rivolge ad altri due ragazzi super partes chiamati “capitani”, esterni ai vari gruppi.  Se il problema non viene risolto neanche da questi ultimi, interviene l’educatore. Facile no? Sono organizzatissimi e l’età media è di nove anni!!

Dopo la merenda tutti a giocare…. com’è giusto che sia!!