Al Palestinian Child Home Club

 

 

Da Gerusalemme abbiamo trovato un taxi collettivo, ci chiedevano 4 volte più della tariffa normale. “E’ festa! Non ci sono i trasporti!” Schiacciati in mezzo ai nostri bagagli abbiamo fatto questi 40 km zitti.
“Che non succeda niente – dice il Diego – che di qua non riusciamo a uscire”- In sottofondo i discorsi in arabo dell’autista e dei signori scuri davanti, noi dietro guardiamo il paesaggio cambiare. Ma non era il paesaggio naturale a cambiare quanto l’atmosfera. Lasciavamo Gerusalemme, sulla strada ebrei nei vestiti tipici, i cappelli, le giacche nere.  Le case tutte squadrate in pietra di Gerusalemme, finiva la città e finivano le case e ci passava accanto questo paesaggio di colline con pietre, reti, grandi muri. Il muro… eccolo il muro costruito nel 2005. Posti di blocco vuoti, la fila di macchine semmai è nell’altra direzione.

E di nuovo passiamo senza intoppi e arriviamo a Hebron in un’ora.

Ci è apparsa bianca, immobile la città, un po’ paralizzata, ma già il giorno dopo capiamo che era solo per le feste. E’ finito il Ramadan e da ieri 30 settembre è festa: Eid-al-Fitr. Si mangia, si sta in famiglia e si fa “shopping”. Ci hanno spiegato che ogni uomo va a trovare tutte le donne della sua famiglia e regala loro dei soldi. Il direttore del Palestinian Child Home Club ha visitato circa 35 famiglie, il che significa almeno 35 caffè e altrettanti dolcetti. Sono tutti vestiti per la festa con giacchette un po’ lucide e scarpe a punta gli uomini, velate e colorate le donne, poche peraltro se ne incontrano sulla strada. Tanti invece gli uomini, i ragazzi, i bambini….e tutti ci salutano, ci parlano, ci gridano le poche parole che sanno in inglese “where are you from? Welcome! I love you!”.
Le scuole sono chiuse per le feste, fino a domenica. Si, domenica  si torna a scuola. Qui i week-end sono il venerdì e il sabato. I bambini corrono per le strade, qualcuno passa in groppa a un cavallo, un asino, poche le bici, tantissimi giocano con pistole e mitra finti.

Ieri siamo stati al Palestinian Child Home Club, il posto è grande, bello, con tante stanze, un teatro, un pergolato, è tutto un po’ trascurato per i nostri canoni, ma qui è così e in fondo dopo un attimo ci siamo già abituati. Gianni e Diego montano i monocicli, gonfiano le otto ruote. Ragazzi curiosi guardano, i bambini osservano quei due “paiazzi” con in mano una ruota con una sella che gira intorno.

Il Palestinian Child Home Club è il nostro partner locale. Si tratta di una Ong che promuove attività e scambi culturali per i bambini di Hebron. Si basa sul lavoro di volontari locali e internazionali e sul sostegno della comunità di Hebron e le donazioni di sponsor locali. Le attività sono particolarmente intense durante l’estate, ci spiega Tareq, membro del PCHC con ottima conoscenza dell’inglese e un’ampia formazione nei diritti umani e progetti di sviluppo. Luglio, agosto e settembre i bambini non vanno a scuola e al Club organizzano un’intensa attività di gioco e formazione. “Siamo molto contenti di avervi qui, di poterVi accogliere a Hebron. Siamo sicuri che avrete un bel periodo e che ci sarà una buona collaborazione.”

Fa da traduttore per Khaled, il direttore di PCHC, che è già stato in Italia un mese con un gruppo di dieci ragazzi del club, ma non parla molto inglese.”Molti ragazzi vorranno partecipare ai Vostri laboratori, ma sarà importante che il gruppo rimanga lo stesso per tutta la durata. Ci teniamo molto che il progetto abbia una sostenibilità. I ragazzi che seguiranno il Vostro laboratorio potranno imparare con voi e in seguito diventare dei trainers per gli altri ragazzini-” Concordiamo su questo punto e sono molte le cose di cui parlare. Spieghiamo un po’ la storia del progetto e delle associazioni coinvolte e poi passiamo alla realtà dei Territori Palestinesi. E’ complessa la questione e noi siamo qui per vedere, capire, e poi raccontare in Italia e anche tramite il blog, aprire qualche piccola finestra sulla vita a Hebron.

Abbiate pazienza, amici che leggete, pian piano il quadro si farà più chiaro, più “leggibile” e ricco di particolari.