Ho noleggiato una vecchia Enfield Bullet 350 nera in metallo cromato. Ragazzi, mi sento una signora con il suo piccolo sogno: girare una parte di India in moto. Il suo rombo e’ qualcosa di bello. Mi elettrizza. Cambio a destra, prima in su. Freno a sinistra, sellino comodissimo. Velocità? Vado piano! Ecco cosi’, pochi minuti al giorno, poi tra i bambini.
Mi sembra tutto un sogno, ma la concretezza dei bambini ti tira giù in terra. E mi ricordano perché sono venuta qui. A volte guardo le risaie, i panni stesi all’aria, e non vedo l’ora di arrivare da loro. Una scimmia mi ha attraversato la strada proprio davanti alla Enfield!
Quando non aiuto le ragazze, continuo a riprendere, ho cominciato a fare il primo video, scatto foto, scrivo. Come sono belli questi bambini, tutti piccoli con delle finestre tra i denti, occhi vispi, marroni scuro o chiarissimi verdi. Ti danno la manina ti portano in giro ti chiedono il nome ti dicono il loro e ripetono il tuo nome che hanno già’ imparato. Forse non hanno capito bene che ci facciamo lì, ma vedono una grande attività e tra poco, saranno loro i protagonisti.
È iniziata la preparazione dello spettacolo che ha per titolo "Fantasia!". Cinquanta bambini alla volta, per un totale di duecento, lavorano nel pomeriggio con Erica.
Dopo il meeting col coordinatore dei centri El Shaddai, Mario, una persona aperta e molto disponibile, ci sono state assegnate due tutors per seguire i corsi. Accanto a loro, anche quattro volontarie.
Suresh, un bimbetto di sei anni, aprirà la parata vestito da mago, col suo frac di lustrini gialli. Ha imparato il trucco con Barbara, accendendo e spegnendo la lucetta della macchina da cucire con la sola forza del pensiero e una piccola rotazione delle mani…POF!!!
È bello essere qui e dare una mano come si può. Ripaga molto l’amore, l’eccitazione, di tutti questi bambini che, ci auguriamo, possano serbare qualcosa della esperienza fatta insieme.
Alcuni imparano a cucire, altri a usare un trapano e un cacciavite, altre ragazze sono già sveglie e riparano i vestiti per sé.
I più piccoli guardano. I medi partecipano ai laboratori. Alcuni sono bloccatissimi. Altri sono cosi’ bravi, ma così bravi che stento ad immaginare la loro situazione di prima, tanto simile probabilmente a quei bambini visti oggi per le strade di Panjim vestiti di stracci, in mezzo al pattume a raccogliere il minimo da vendere, il minimo da mangiare. Accattoni insomma.
Ho nel cuore il desiderio di stare ancora un po’ per osservare come andrà a finire e la più grande speranza sta nel fatto che da grandi questi bambini si ricordino almeno qualche lampo di teatro, una fiaba interpretata, un ritorno alla strada con le arti del circo e il colore dei costumi, e il calore della fantasia.