OFFICINA DEL SORRISO 2009 – ACROBATICA 1

Sonia racconta:

“Sunanda, Pryanshi, Ramesh, Raju e Babu (ve lo ricordate? Se cliccate sul suo nome si apre un post del 2007, Babu è il ragazzo che legge il giornale….), sono loro il punto di equilibrio di questo workshop di acrobatica aerea. C’era anche la piccolo Sheryl quando abbiamo iniziato una settimana fa ma dopo poche lezioni mi sono resa conto che per lei era troppo faticoso ed anche un po’ frustrante, visto che non riusciva ad alzare i piedi da terra. Ma lei non mollava, decisa e determinata insisteva e cadeva.
Ma qual è il nostro obiettivo, creare a tutti i costi una bambina prodigio o permetterle di divertirsi ed esprimersi attraverso il gioco? Ora Sheryl saltella di qua e di la nel laboratorio di danza felice e consapevole di ciò che in questo momento è in grado di fare.
Tutti i giorni assieme ai miei splendidi ragazzi montiamo i tessuti su di un albero e andiamo alla ricerca del nostro equilibrio, sospesi in aria. Forti sono le sensazioni e grandi i disequilibri che si sentono mentre ti muovi e tutto il tuo corpo interagisce con questo morbido tessuto. Forza e resistenza sono elementi base e con l’allenamento aumentano in tutti i ragazzi. Ma sono le emozioni che entrano in gioco e permettono di crescere. Paura, insicurezza e timidezza a poco a poco svaniscono, per lasciare il posto a coraggio e fiducia in se stessi mentre cresce il desiderio di sperimentare nuovi disequilibri.

 

ATTESE

A giudicare dagli SMS che mi pervengono, credo che a Goa si stia scatenando l’ultimo tardivo monsone della stagione….
sicché aspettiamo pazienti, quando piove là, proprio non c’è nulla da fare, bisogna sedersi e aspettare…

E Internet ritornerà, e i video arriveranno…
Li aspettiamo!!!
Sara

Ps: ho appena ricevuto una telefonata da Goa, vi confermo che a causa del maltempo la connessione è svanita, l’elettricità a tratti ritorna grazie ai generatori.
Rovesci violenti di pioggia impediscono di uscire, lavorare, a stento si riesce a rifugiarsi in un ristorante.
Tempo anomalo.
La voce di Erica e Paola al telefono è però squillante, carica, i laboratori funzionano, i ragazzi e i bambini che vi partecipano sono speciali, il tema affrontato, l’equilibrio, studiato e giocato in più modi.
Vi sono degli sprazzi azzurri in cielo, il caldo è comunque implacabile, Laura continua a lavorare ai video; tutto il team si impegna nell’aiuto reciproco: coi laboratori di teatro di Erica, quelli di Sonia e Gianni e Roberta. Per non parlare del laboratorio di fotografia dentro lo slum di Panajim,
Chimbel, condotto da Paola e Timi.
Anche la nostra vecchia amica Tanushree ha dato una mano, trattenendosi a Goa per alcuni giorni.
Nel frattempo, la fedele Timira raccoglie da buona reporter appunti quotidiani sui workshop
. Vi invito ad approfondire l’argomento sul suo blog:
 

LABORATORY OF SMILE

 

OFFICINA DEL SORRISO 2009 – LABORATORIO DI DANZA

Si tratta dei primi giorni del laboratorio di danza di espressione corporea tenuto da Roberta e rivolto ai bambini più piccoli di El Shaddai. Come Roberta stessa afferma, l’intenzione è quella di dare la possibilità ai ragazzini di esprimere le emozioni con il movimento accettando i propri limiti senza giudizio. Ognuno è speciale.
Danzando chiunque si può trasformare in ciò che più desidera e attraverso il gioco si è portati alla ricerca del proprio equilibrio, tema del progetto 2009.
SEGUE…

OFFICINA DEL SORRISO 2009 – FOTOGRAFIA

  

Il corso di fotografia è finalmente iniziato nello slum di Chimbel a Panjin, capitale dello stato di Goa, a ca. 30 km da Vagator, quartier generale del gruppo e giorni fa c’è stato un incontro preliminare con i bambini e i loro genitori nella casetta di El Shaddai all’interno della baraccopoli.
Chimbel è un agglomerato di piccole case, le più costruite abusivamente, che ospita soprattutto famiglie del Karnataka migrate fin qui in cerca di lavoro o condizioni di vita migliori. 40.000 persone è la stima degli abitanti; i più sono musulmani, ma si possono incontrare anche comunità induiste e cristiane. Quasi tutti i bambini frequentano la scuola anche se molte ragazze si trovano costrette ad abbandonare gli studi una volta raggiunta la decima classe, per prepararsi al matrimonio.
Durante la riunione, le mamme dei bimbi partecipanti al workshop, nei loro coloratissimi sari, indossano con orgoglio vistosi orecchini e braccialetti e ascoltano con interesse la presentazione delle nostre fotografe.
Timira si esprime in hindi e la sua empatia arriva subito al cuore delle donne e in pochi minuti questo primo incontro si trasforma in un susseguirsi di battute e risate. C’è un solo uomo nel gruppo, il padre di Aisha, 12 anni, che rimante tutto il tempo in disparte, silenzioso e passivo. Dopo trenta minuti i genitori se ne vanno e il laboratorio può avere inizio.
Nel momento in cui le madri lasciano il centro, Timira le incoraggia a sostenere e incoraggiare i ragazzi ad applicarsi. “Non ti preoccupare, lo faremo”- rispondono le donne – “Però da questo momento non diteci che sono i nostri bambini. Ora ve li affidiamo. Da ora sono i vostri bambini”.
  
Sono dodici i ragazzi coinvolti, maschi e femmine, dagli undici ai sedici anni. Per far capire loro il senso della fotografia, Timira ha subito un’idea geniale: prende il quaderno degli appunti di Paola e chiede a tutti di provare a lettura. La prima parola “Photo Workshop” è un successo ma il resto del testo è in italiano e, purtroppo,  continuare diventa impossibile.
Allora Timira mette al centro del gruppo una fotografia che ritrae in primo piano tre mani congiunte. Ora il contenuto e la lettura dell’immagine diventa subito chiaro a tutti anche se la foto proviene da un giornale italiano.
Oggi i ragazzi hanno capito una cosa: la foto è universale, leggibile anche da chi non sa leggere, da chi non ha studiato …  da chi non ha mai fotografato.
Buon lavoro ragazze!