WELCOME INDIA

PARTITO IL PROGETTO OFFICINA DEL SORRISO IN INDIA!!

GOOD MORNING MUMBAI!!!!
 
L’ arrivo a Bombay dopo ventiquattr’ore interminabili di viaggio tra macchina, treno, aereo e scalo ha dato il via al progetto ‘Officina del Sorriso – India 2008’.
L’accoglienza come sempre è stata tra le migliori: arriviamo di notte, e all’aeroporto Tanu e un amico ci aspettano all’uscita con collane di fiori e una macchina pronta a portarci verso Worli Sea Face dove c’è la casa di Timira. Lei è ancora in Palestina, ma i suoi genitori ci accolgono a braccia aperte e ci fanno vedere la sua stanza che sarà il nostro quartiere generale per un paio di giorni.
Dopo qualche ora di sonno per recuperare le fatiche del viaggio, ci mettiamo in cammino verso Crowford Market divenuto ormai il punto di riferimento per gli acquisti del materiale in India. Il caldo è insopportabile per non parlare dell’umidità, del traffico, dello smog e degli odori. Appena entriamo nel mercato però tutto questo lascia il posto allo stupore e alla meraviglia nel vedere il susseguirsi dei colori e luccichii sulle infinte bancarelle e nei negozi, i profumi di spezie e incensi venduti nei labirinti delle strade di questo immenso bazar, la gente ovunque che vende, compra,contratta e il gran movimento di culture e razze che rende questo posto vitale più che mai.
QUI SI VENDE PROPRIO DI TUTTO!!!

Ci fermiamo fino a sera inoltrata e proprio quando i nogozi si avviano alla chiusura, la musica proveniente dal tetto di una casa attira la nostra attenzione e un gruppo di ragazzi ci invita a salire. Noi non ci facciamo certo pregare e in men che non si dica scompariamo verso una stretta via  e saliamo delle scale che ci conducono negli appartamenti aperti di centinaia di famiglie indiane. E’ uno spettacolo incredibile tant’è che ci si domanda come fanno a vivere così tante persone in così poco spazio. Alcune stanno consumando la cena mentre altre sono in rigoroso silenzio davanti alla tv. Tra angusti e bui corridoi arriviamo sul tetto della casa e qui lo spettacolo ha inizio. Donne in sari, uomini di tutte le età, bambine e bambini mascherati ballano assieme ripetendo all’infinito gli stessi movimenti con dei bastoncini di bambu in mano che scandiscono il tempo della musica e i passi dei loro corpi. Ci fermiamo quanto basta per assistere al riempimento della terrazza e per sentirci trasportati nell’altra ‘dimensione’ che solo l’India sa dare.

Namaste.

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QUI PALESTINA: torniamo a ieri.

Mentre Timira combatteva una dura lotta con il fotografo di Hebron e con la stampante che di tutto  produceva fuorché un buon bianco e nero (blu, verde, magenta), Diego e Gianni finivano le slides da mostrare durante l’esposizione, Ami ed io tagliavamo i cartoncini su cui appiccicare le foto.


 

 

Nella stessa mattina la Pabli ha fatto visita a Laura Ciaghi, volontaria presso CPT Christian Peace Makers Team, Ong americana nel villaggio di At Tuwani situato nelle colline a sud di Hebron. Il villaggio è costituito da circa 15 famiglie che vivono di pastorizia, piccola agricoltura e artigianato, isolati, a mezz’ora di auto dalla cittadina di Aiata. Gli abitanti vivono da più di 300 anni in questo paese con enormi difficoltà, dovute all’isolamento, alla povertà e alla mancanza di acqua, recuperata tramite pozzi.

Negli ultimi 20 anni la situazione si è aggravata per altri motivi. L’unica strada che collega At Tuwani alla cittadina di Aiata, si trova tra due insediamenti israeliani illegali, vale a dire non riconosciuti dallo stato di Israele. I membri del CPT  dal 2004 sono sul territorio per scoraggiare le aggressioni da parte dei coloni nei confronti dei contadini, dei pastori e dei bambini accompagnandoli nei loro spostamenti. Nello stesso anno dopo diversi attacchi tramite lanci di pietre, aggressioni fisiche e verbali, nei confronti dei bambini che per andare a scuola devono fare venti minuti di strada, lo stato israeliano, su pressione da parte di intellettuali israeliani e di attivisti internazionali come CPT e Operazione Colomba, hanno istituito una scorta con il compito di accompagnare questi 25 bambini nel loro percorso casa scuola tutti i giorni.

Attualmente  i CPT svolgono anche un lavoro di monitoraggio sull’attività della scorta israeliana.

Per ulteriori informazioni :

www.operazionecolomba.com

www.cpt.org

 

Nel pomeriggio inaugurazione della mostra fotografica, giochi e unicicling.

I ragazzi erano tanti ed emozionantissimi. E’stata dura tenerli fuori dalla porta mentre finivamo di appendere le foto e di gonfiare i palloncini. I volontari del Club ci hanno stupito trasformando la stanza, con una scenografia semplicissima ma bellissima e di grande effetto. Hanno utilizzato la iuta che si usa per raccogliere l’oliva come sfondo delle foto, che alla fine erano uscite con un tono anticato che si intonava perfettamente. Che fortuna, pensate se sceglievamo la tonalità sul verde!

Nelle foto vedete la Timira che sprizza gioia da tutti i pori.

Eravamo tutti molto felici e soddisfatti. Sono venuti in tanti  i ragazzi e soprattutto ci credete che è arrivata una “delegazione” di dieci ragazze dalla città vecchia e anche i ragazzi maschi sono arrivati un po’ più tardi. Come cenerentola sono dovute scappare, ma non a mezzanotte, bensì al calar del sole, prima che facesse buio. E’ stata una grande cosa per noi e anche per i volontari del centro la loro presenza, pensavamo che sarebbe stato molto più difficile che si spostassero, invece erano talmente curiosi di vedere le foto fatte insieme a loro che sono venuti tutti, portando anche gli amici.

Insomma tutto bene, la serata poi è stato un susseguirsi di saluti, abbracci, scambi di e-mails e indirizzi.

 

freedom theatre a jenin


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Oggi è il 14 ottobre e siamo a Jenin!! Abbiamo lasciato Hebron e i nostri amici del club, i bambini, i volontari, e un pezzettino del nostro cuore con loro.

Tre ore di viaggio e arriviamo al Jenin Refugee Camp costituito anche questo nel 1948 e tristemente famoso per il massacro del 2002 e la strenua resistenza all’occupazione militare israeliana.

Ospiti del freedom theatre finalmente ritroviamo il tempo di dedicarci al blog dopo due giorni di attività frenetica per concludere i laboratori e la mostra.

Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito e al film che anche noi ci guardiamo stasera “Arna’s children”, di Juliano Mer Khamis, premiato come miglior documentario al Tribeca Film Festival USA. Il regista Juliano,  di madre israeliana e padre palestinese, è attore e fondatore del Freedom Theatre al Refugees Camp. Sua madre fondò il precedente Stone Theatre attivo dal 1987 al 1997 e premiata con il Premio Nobel Alternativo.

Con la sua attività il freedom theatre sostiene l’espressione del grido di libertà di bambini e giovani palestinesi, tramite una formazione professionale al teatro e all’arte videocinematografica, proponendo un’alternativa creativa e vitale per giovani cresciuti sotto l’occupazione e il tragico e violento modello del martirio in nome di “Palestina libera”.


www.thefreedomtheatre.org

www.peacereporter.net

 

 

il cuore malato di hebron

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Oggi è il 12 ottobre, domenica. I bambini vanno a scuola. Continua a sembrarmi un po’ strana questa cosa e comunque ho perso un po’ la cognizione del tempo stando qui queste due settimane.

Il tempo è volato, denso.

Siamo alla fine del progetto, domani verranno esposti i lavori fotografici, i genitori, i ragazzi, i volontari e anche i ragazzi che abbiamo conosciuto nella old town sono invitati a questo momento insieme. Oltre alle foto, ci saranno giochi e i ragazzi che hanno “studiato” monociclo e giocoleria potranno mostrare i loro progressi .

Sarà un momento importante.

Si stanno susseguendo i momenti importanti in questi giorni.

Venerdì siamo stati a Betlemme con il gruppo della fotografia, abbiamo visitato il centro della città e il campo profughi “Aida Camp”. Per molti dei “nostri” ragazzi era la prima volta che visitavano un campo profughi (!)  e alcuni non avevano mai visto il muro di divisione tra territori palestinesi e insediamenti. E’ molto diverso l’Aida Campo di Betlemme rispetto all’Al Arov Camp vicino a Hebron. Trovandosi a Betlemme la gente è abituata a vedere “estranei” e “stranieri”, quindi non abbiamo avuto l’orda di bambini che ci seguiva per le stradine e in alcuni casi abbiamo anche sentito la diffidenza da parte degli abitanti del campo. Alcuni rifiutavano categoricamente di farsi fotografare. “Fanno le foto ai bambini, dicono che raccolgono i soldi per la povera gente in Palestina e invece li rubano!” ci ha detto un signore anziano davanti alla porta di casa. Altri ci hanno fatto il caffè e si sono fatti fotografare con tutta la famiglia. I nostri “fotografi in erba” hanno lavorato con attenzione e entusiasmo, Timi e Paola sono molto orgogliose!

 

Ieri la giornata era dedicata alla old town. Nelle uscite precedenti ci eravamo accorti che i ragazzi del club non conoscevano davvero la realtà della città vecchia, abbiamo pensato che per raccontarla da dentro avevano bisogno di una guida del posto. Perché non chiedere ai bambini e i ragazzi che ci abitano di accompagnare i nostri giovani fotografi? Di  raccontarci la storia delle loro vite tramite i luoghi per loro significativi. Era anche un modo per creare legami tra ragazzi di quartieri diversi, tra due mondi nella stessa città.

Così per un  giorno “fun and games” (giochi e divertimento) si è trasferito nei giardini pubblici della old town, con una bella delegazione di bambini del club, Gianni e Diego con i loro monocicli, Timi e Pabli con le macchine fotografiche, Ami con la videocamera e diversi volontari del  centro. Alcuni bambini non erano mai stati nella città vecchia, lo si vedeva dai loro occhi. I genitori non li portano alla città vecchia, perché dovrebbero!? ci sono i check point, i soldati israeliani fanno le ronde, i ladruncoli e piccoli criminali ne fanno il loro quartiere essendo che la polizia palestinese non ci può entrare perché la zona è sotto controllo dell’esercito israeliano.

Eppure è il cuore della città e questo si sente, nonostante le tensioni, i blocchi, il mezzo abbandono, la città vecchia con la Abraham mosque rimane il cuore pulsante, seppure malato della città di Hebron. E alla cura del cuore malato di Hebron è dedicata “the old town week” che si svolgerà nell’ultima settimana di ottobre.

Ieri sera poi abbiamo ricevuto i ringraziamenti da parte del direttore del Palestinian Child’s Home Club con tanto di discorso ufficiale e targa del club da appendere in camera.

Oltre alla foto ricordo, ai dolcetti e alla fumata di arghilè finale, l’invito a sentire il Child’s Home Club come casa nostra e loro come la nostra famiglia. Shukran! Grazie!